Last year, Punkt. collaborated with Relational Design to present a course on Social Branding (the use of social media for marketing purposes). Part of the project involved the students swapping their smartphones for an MP 01 for a short time, and keeping a journal of their experiences.

Below are some stories from their diaries, and you can read more about the collaboration here.

Viviana sono per Punkt. design
Viviana Are with the Punkt. Dumbphone MP01

 

Gli emoji sono le nuove emozioni?

Ho usato l’MP 01 e sono sopravvissuta. Sono rimasta in contatto con le persone importanti, anche senza smartphone.

Ho notato che scrivendo i messaggi con l’MP 01 ho inserito parecchie emoticon “old school” tipo :) :* ;) , probabilmente perchéé negli ultimi mesi stavo veramente abusando delle emoji. Mentre mandavo messaggi senza “faccine” pensavo: Ma non è che chi legge penserà che sono incavolata se non inserisco neanche uno smile o un occhiolino a fine messaggio?

Nel quotidiano a volte mi capita di pensare la stessa cosa quando qualcuno mi invia un messaggio di solo testo: Che umore avrà? Perché ha scritto solo ciao e non mi ha inviato anche uno smile? La cosa interessante è che con una telefonata, o di persona, riesco perfettamente ad esprimere le mie emozioni e a percepire cosa prova la persona con cui sto parlando, quindi qual è il problema? Perché spesso c’è la necessità di inserire nei messaggi elementi visivi che esprimano il nostro stato d’animo? Forse scambiarsi dei messaggi non è proprio equivalente ad avere una vera conversazione con qualcuno, dove i gesti, il tono di voce, il linguaggio del corpo sono elementi fondamentali per empatizzare e comprendere cosa ci si sta dicendo e cosa si voglia comunicare.

Quanto incide in una conversazione il suono della voce dell’altra persona? Le emoji stanno sostituendo le emozioni? Sì, forse le emoji stanno sostituendo le emozioni, e forse il problema è che telefoniamo o chiacchieriamo troppo poco. Un buon proposito per me in futuro, e un consiglio per chi legge: parla di più, manda meno messaggi!

Francesco Braguti per Punkt. design
Smartphone vs. dumbphone

 

Vertigo. Schizotopia. Courage.
A snapshot

 

#balance

“Ciao! A partire dalla prossima settimana e per (almeno) il prossimo mese non userò più Whatsapp. Sarò comunque contattabile al solito numero via sms o chiamate”.
Iconcina blu. Inviato. È fatta. Sono pronto per l'esperimento.
Il tempo di appoggiare lo smartphone sul divano e le risposte sono letteralmente scrosciate a cascata. Risultato? Crash dell'app.
Chi preoccupato, chi incuriosito, chi ha ascoltato il mio suggerimento di non rispondere, chi gasato ed entusiasta.
Io, invece, sono stato colto da una leggera vertigine. La classica sensazione che capita in montagna, al bordo di un precipizio: le gambe si fanno molli, la testa si alleggerisce di colpo e comincia a frullare di fantasia. Divento ipersensibile e il cervello vola a un'altra velocità.
Ma con l'MP 01 in mano e pronto all'uso, ho provato anche un'altra sensazione. Quella emozione che mi capita di provare solamente poche volte l'anno, quando viaggio all'estero o vado in montagna, in zone “fuori campo”.
La sensazione di essere, finalmente, a tu per tu con il mondo. La sensazione, finalmente, di essere nel mondo in modalità presente, attuale e immediata.
In queste occasioni non siamo più costantemente disponibili, la nostra reperibilità è limitata e vincolata alla nostra intenzione.
L'attenzione, affamata di mondo, ritrova la sua dimensione.
Sì, perché quello che sto percependo in questi giorni, dopo due anni di smartphone, è il piacere di un flusso costante.
Le giornate, le ore, i minuti scorrono in una direzione: quella della mia volontà. Chiamo se ho necessità o desiderio. Scrivo se ho bisogno o piacere. Vengo contattato solo per reali necessità.
Così il brusio confuso dei messaggi istantanei si spegne.  Il mio tempo libero ritorna ad essere libero e non si disperde in tanti attimi di conversazione virtuale.

 

#spatialmultitasking

“Society, you're a crazy breed.
Hope you're not lonely, without me”
(E. Vedder)

Era da tempo che non ascoltavo questa canzone.
Non l'avevo salvata nella memoria del telefono, l'iPod l'ho ormai sepolto nel paradiso elettronico e ascoltare la musica con il 3G non mi piace.
Un paradosso: da un lato ho gli auricolari nelle orecchie e sono nel presente, dall'altro il telefono acceso (o comunque sottomano) mi fa sentire in dovere di guardare, controllare.
E così, se tiro fuori il telefono di tasca perché la canzone è finita, inevitabilmente mi trovo a dare un'occhiata al resto: metti che qualcuno mi abbia scritto un messaggio, una mail …  La mia attenzione si distoglie dal presente intenso della canzone. Crack, il cristallo del “qui-e-ora” si rompe.
Nel linguaggio della filosofia, l'essere in due luoghi contemporaneamente (una sorta di multitasking spaziale) prende il nome di schizotopia.

E così ho recuperato un improbabile lettore MP3 da una scatola che nemmeno sapevo di avere. Caricate un paio di canzoni, metto le cuffie nelle orecchie, lascio lo smartphone a casa, ed esco per andare a Milano.
Appena metto il naso fuori casa, sento subito la piccola vertigine dell'altro giorno. Il mondo era lì, davanti a me. E io davanti al mondo.
Niente mezzi di distrazione, niente sensi di colpa per non aver risposto immediatamente, niente schizotopie filosofiche. Solo io e il mondo.
E allora mi è tornato in mente Chris McCandless, nel suo schoolbus blu, avvolto dalla semplice immensità del mondo. Ho capito che, a differenza di quello che succedeva nei suoi anni, oggi non è più così necessario catapultarsi ai confini del globo per tornare a respirare un po'.
Basta lasciare il guinzaglio schizotopico sul divano, per riprendersi un po' di centratura ed equilibrio :)

“Mio caro Alcibiade, anche l'anima,
se vuole arrivare a conoscere se stessa,
 deve guardare fisso in un'altra anima.”
(Plato, Alcibiades)

A quanto pare, e non sono io a dirlo, siamo esseri visuali.
A pensarci bene è in effetti il senso più attivo. Quello che ci lascia più libertà d'utilizzo.
È attraverso gli occhi che cogliamo quello che ci circonda e ritagliamo le parti di mondo che ci interessano. Sono gli occhi a riempirsi dei colori. Sono le pupille a guizzare da un volto all'altro in metropolitana, a fermarsi su un dettaglio unico in mezzo al flusso di persone.
Negli occhi dell'altro siamo in grado di riconoscere il suo stato d'animo, la sincerità delle sue parole. Il sorgere di una lacrima alla parola sbagliata, il nascere del sole alla parola pronunciata nel luogo giusto e al momento giusto. Attraverso gli occhi dell'altro si può vedere il sole tramontare e le nuvole rincorrersi.
Gli occhi sono preziosi. Del guardare bisogna avere cura.
Ed è forse averne cura nutrirli costantemente ed esclusivamente di testi luminosi? Di immagini fatte passare senza sosta e senza criterio nel misero spazio di qualche centimetro quadrato?
Di cosa vogliamo nutrire lo specchio della nostra anima? Di altre anime o di schermi? Dove vogliamo dirigere il nostro sguardo?

 

#courage

““Una bonaccia cosmica. La popolazione si troverebbe
nel panico e nell’affanno e alla fine
chiederebbe, supplicando, la grazia”
(G. Anders)

Chiamate, SMS, contatti, ecco cosa fa MP01. Per me è sufficiente.
Ma, soprattutto, mi ha riaperto alle relazioni. È come se avessi ritrovato il coraggio di espormi.
Per capire cosa intendo, proviamo a pensare a una cosa.
Immaginiamoci di essere in un contesto completamente nuovo, con persone sconosciute e che permette un buon margine di libertà (cioè non siamo costretti a parlare con nessuno).
Se vi è capitato, qual è la prima cosa che avete fatto? Vi siete buttati nella mischia? Avete cercato di familiarizzare con l'ambiente?
Oppure, dopo un attimo, la mano è finita in tasca a cercare lo smartphone?
Ecco...credo che il secondo caso sia il più comune. E credo che il cervello agisca quasi automaticamente, per un istinto di difesa.
Lo smartphone diventa una specie di scialuppa di salvataggio per una situazione di disagio.
“Non so cosa fare/non conosco nessuno/sono a disagio. Fammi controllare se mi ha scritto qualcuno, sempre meglio che stare qui solo e non fare nulla”.
Purtroppo questo automatismo rassicurante ci priva di qualcosa: ci toglie la possibilità di sentirci a disagio. “E perché dovrei sentirmi privato di una cosa del genere?”. Domanda legittima.
La mia risposta è che se abbiamo la possibilità di sentirci a disagio, abbiamo anche la possibilità di assumerci il coraggio di uscirne. È dal disagio che nasce il coraggio.

Rifugiarsi nella propria comfort-zone non è la soluzione. Rischiamo di farci privare della libertà d'iniziativa senza nemmeno accorgercene!

 

#immediacy

“Ciò che sogniamo è una restaurazione:
la restaurazione della condizione di Cuccagna,
in cui nulla è assente, anzi “c’è” tutto”
(G. Anders)

Nel pensare alla relazione fra l'uomo e le tecnologie sono vicino ad un filosofo tedesco, Gunther Anders.
Il numero di ICTs negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale. Assieme a questa crescita, si sono trasformate due categorie che fanno parte dell'esperienza di ciascuno di noi: il tempo e lo spazio.
Queste lenti attraverso le quali vediamo la realtà, si stanno trasformando in due nuove categorie “tecnologiche”: l'immediatezza, come nuova dimensione del tempo, e la compresenza, come nuova dimensione dello spazio.
Mi spiego: il ritmo del tempo umano NON è l'immediatezza. Questa è una caratteristica dei computer e dei calcolatori.
Dobbiamo immaginarci computer, smartphone e tablet come persone estremamente efficienti, per le quali il tempo coincide con la lentezza. Il tempo è per loro un vero e proprio ostacolo! Il loro ideale è l'immediatezza completa.

Stesso discorso per lo spazio: anche se ci piace pensarlo, l'onnipresenza non è una nostra caratteristica. Siamo fatti per muoverci e coprire distanze.
Stare in un tempo diverso dall'immediatezza e in uno spazio diverso dall'“essere ovunque” (che sono caratteristiche delle ICTs) è ciò che ha permesso all'uomo di elaborare le sue più grandi scoperte. La possibilità stessa di pensare e riflettere si basa proprio su questo.
Risultato? Immediatezza e onnipresenza (virtuale) limitano la nostra capacità di pensare e riflettere sulle cose.

Anna Bruscia per Punkt. design
Bilanciamento della velocità con Punkt.

 

Balancing the Speed: how to match being and becoming

 

Come riuscire a camminare in equilibrio sul filo teso del presente senza scivolare nel flusso continuo, nei ricordi immagazzinati in una gallery infinita, nel crescere incessante delle relazioni, misurate su un contatore? Come riuscire a esistere pienamente nel presente in un equilibrio consapevole con le possibilità future, parallele, simultanee?

Durante il mio esperimento di convivenza con MP 01 mi è venuto naturale pensare a come la percezione del tempo sia estremamente relativa e mutevole in base all’ecosistema comunicativo in cui ci troviamo a vivere.
L’assenza della rincorsa alla notifica, alla notizia, alla connessione - nell’accezione più telematica del termine - mi ha portato per contrasto a ripensare a una favola, quella di Alice nel Paese delle Meraviglie. Le strutture narrative che ci accompagnano nell'infanzia sono portatrici sane degli archetipi di riferimento che gettano le basi della nostra visione della realtà. Ecco quindi apparire davanti a me la ragazzina bionda che insegue un coniglio trafelato con un orologio nel taschino, incontrando nella sua corsa molti personaggi che la guideranno alla scoperta del complicato rapporto tra l’Uomo e il tempo.

‘Se tu conoscessi il tempo come lo conosco io’, disse il Cappellaio Matto, scrollando il capo, ‘scommetto che non ci hai nemmeno parlato col tempo’.

‘Forse no’, rispose prudente Alice, ‘ma so che devo batterlo quando ho lezione di musica’.

‘Ah, questo spiega tutto, disse il Cappellaio. Non gli va di essere battuto.  Se invece ti fossi mantenuta in buoni rapporti con lui, lui farebbe fare al tuo orologio tutto quello che vuoi tu’.

 (Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carrol)

 

La tecnologia è sicuramente un’arma a doppio taglio: il fuoco che ti riscalda nei giorni d' inverno può finire per bruciarti. Qual è allora la linea di sicurezza da non oltrepassare?

La rivoluzione digitale ci ha definitamente separato da tutti gli altri esseri animali, fornendoci un hardware che ci permette di utilizzare la dimensione del tempo come un’oggetto completamente modulabile. Grazie alla tecnologia tutto può avvenire in fretta, contemporaneamente, quasi in automatico.

Quello che è vero, però, è che l’ossessiva ripetizione rischia di privare il reale del suo significato.

“è sempre l’ora del tè”

L’utilizzo del Web in versione mobile crea uno strano effetto di doppia, tripla, quadrupla esposizione del tempo. Possiamo essere qui, in questo istante e al contempo fare due chiacchiere con un’amica, rispondere ad un’email, inciampare nel gradino dell’autobus, dire a un tizio con gli occhiali da sole e la luce sparata in faccia che ci piace la sua foto.

Ma, forse, la chiave per un’esistenza equilibrata è proprio imparare ad essere nel presente, a prendersi cura del tempo.

Durante l’esperimento con l'MP 01, aspettavo la sera, aprivo il mio computer e con lentezza smaltivo le notifiche della giornata. Adoravo l’attenzione e il tempo lento con cui potevo elaborare risposte, leggere segnalazioni, guardare immagini.

Non sono stata disconnessa dal mondo, ma ho avuto l'opportunità di capire il delicato punto di equilibrio tra l’offline e il suo forse ormai naturale completamento di condivisione online, che necessita, come tutte le cose, di cura.

Se cominciamo a concepire il tempo di cui disponiamo in modo diverso, non come divisibile in attività svolte con un’urgenza che non riconosciamo come parte del nostro benessere, possiamo renderci conto che ogni attimo si trova alla stessa distanza dal centro. Ogni tassello che compone il nostro soggettivo orologio è essenziale e va pertanto trattato con la cura e la dedizione che merita la costruzione del nostro io presente.

Mario Caristi per Punkt. design
Comunicazioni semplici con Punkt.

 

La piacevole esperienza di semplificare la comunicazione per riscoprire la creatività.

Ho iniziato questo esperimento avvisando tutti i miei contatti che a breve avrei fatto un “downgrade” del mio smartphone, passando al cellulare MP 01 della Punkt, entusiasta di rimanere per un po' quasi totalmente offline.

Premetto che la tecnologia mi affascina, specialmente per il processo con cui modifica il modo di vivere delle persone, per come crea nuovi atteggiamenti, situazioni, nuovi modi di relazionarsi, con punti di vista e percezione del tempo differenti.

Quale apparecchio tecnologico rappresenta meglio tutto questo?
Lo smartphone.

 

#smartphone

È l’unico prodotto tecnologico che ha avuto la maggior capillarità nella popolazione mondiale. Tutti hanno uno smartphone o quasi! Come ha trasformato e semplificato il modo di comunicare? Ecco il bellissimo reportage sul rapporto tra migranti e smartphone del fotografo Patrick Witty per Wired.

https://www.wired.it/attualita/politica/2017/03/24/lodissea-mobile-patrick-witty/

Questo dispositivo è sempre con noi, quasi come fosse un prolungamento del nostro corpo, lo utilizziamo per quasi tutto. Attraverso la tecnologia sia hard che soft, ci permette di fotografare, filmare, ascoltare musica, seguire i programmi tv preferiti, controllare con le app, e-mail, carte di credito, mappe per orientarci, ecc. In Cina addirittura si paga quasi tutto con la scansione di codici QR dal display collegati a conti online senza scambio di contatti.

Ma la cosa più grave secondo me è la dipendenza dai social.
Creano una dimensione parallela alla vita che distoglie lo sguardo fisico da tutto e da tutti, facendo predominare la vita sociale online a discapito della vita reale.

Se alzassimo lo sguardo ci accorgeremmo di quante cose ci perdiamo soffermandoci troppo sul nostro display.

 

#offlinelife

Alterno periodi di tempo offline, per praticare sport all’aperto, passeggiate nella natura, per leggere, fare lavori manuali, coltivare passioni.
E ora mi pare che questo telefono dallo stile minimale, dai tasti comodi, essenziale sia nell’aspetto che nelle funzioni, combaci perfettamente con il mio stile di vita.

 

#creativesketch

In un momento di pausa, dopo una telefonata con un caro amico, mi rendo conto di aver guadagnato parecchio tempo libero perché non ho notifiche social. Decido quindi di improvvisare un’illustrazione per l’MP 01. Come ispirazione ho preso spunto da una citazione e l’ho tradotta in immagine.

 

#nostalgia

MP 01, il compagno fisso delle mie giornate offline sta suscitando in me pensieri nostalgici per la tecnologia degli anni 80-90. Gli oggetti di design di quel periodo hanno un appeal particolare, unico e ineguagliabile, e offrivano strumenti essenziali, mai superflui.
Certo, ancora non si era arrivati ai livelli di oggi per compattezza e trasportabilità.

Finalmente, l’MP 01 unisce tutte queste caratteristiche.

Bruna Crapanzano per Punkt. design
Offline con Punkt.

 

Offline

 

Giorno 1 - 0 5 / 0 5 / 2 0 1 7

Genealogia tecnologica, da offline a online e viceversa

#connessi/disconnessi

Il primo è stato un vecchio Ericson (antenna e sportellino), regalo della prima comunicone. Poi se non ricordo male un Simens. Il primo a colori è stato sicuramente un Nokia, faceva anche le foto; poi altri Nokia. Il 3310 mai, per carità... Nel 2011 il BlackBerry e finalmente un accesso a internet, poi per un breve periodo ancora off con un Samsung di terza
mano, ed infine Lui. L’ho perso 4 volte, sempre ritrovato. Di solito lo tengo nella tasca destra. In borsa poco, non lo sento. Non credo di averlo mai spento.

Conto fino a  1, 2, 3… Punkt.

 

Giorno 2 - 0 6 / 0 5 / 2 0 1 7

Visualizzami: le relazioni ai tempi di internet

#solitudine #relazioni

Ti ho scritto e non mi hai risposto.
Ti ho scritto ben 11 ore e 7 min fa e non mi hai risposto.
E chissà se lo hai visualizzato il mio messaggio.
Io non lo posso sapere. Detto questo, sono da sempre promotrice del libero arbitrio, anche in fatto di spunte blu.
Ma tanto non puoi sapere neanche questo.

 

Giorno 3 - 0 7 / 0 5 / 2 0 1 7

Elogio dei messaggi vocali

#voce #conversazione

Provateci voi. Provateci voi dico a tornare in questo benedetto 2002 forzato... stava andando tutto bene! E poi la gente decide che le strade sono fatte per camminare, tutti ammucchiati e tutti di fretta senza considerare che io con il T9 i messaggi mica riesco a scriverli così velocemente. Smettetela di spingermi! Fermi! Fermi tutti! STOP!

 

Giorno 4 - 0 8 / 0 5 / 2 0 1 7

Dove siete? Alla scoperta del tempo recuperato

#tempo #velocità

Ebbene si, è successo. Mi sono persa. Senza mappe, senza GPS, senza posizioni a cui aggrapparmi, solo io e il nome di un vecchio patriota deceduto (indirizzo) con cui difendermi dal mondo. Poi però scopri che l’uso della parola tra sconosciuti è ancora abbastanza in voga allora ti ritrovi a chiedere indicazioni e ringraziare nuovi amici. Bisogna sempre confidare nella gentilezza degli sconosciuti.

 

Giorno 5 - 0 9 / 0 5 / 2 0 1 7

Il piacere del dubbio

#balance

Potreste effettivamente aver notato in me una caratteristica specifica. Se non lo avete fatto mi spiego meglio. Voglio sempre avere ragione. Dicono che non esiste una cura, dovete accontentarvi di me in questo modo. E per dimostravi che ho ragione prenderò il mio telefono e chiederò a Google se... eh no. Non posso ancora farlo. Dovrete rimanere nel dubbio. Da quanto tempo... Che strana sensazione, che pace, che silenzio, che piacere...

 

Giorno 6

Conclusioni

#connessi #disconnessi

  1. Ho fissato molto volte lo schermo inutilmente.
  2. Mi hanno cercato in pochi.
  3. Ho fatto finire il credito a due persone.
  4. Ho caricato la batteria solo una volta.
Barbara Crimella per Punkt. design
Relazioni e tecnologia

 

#OnOffRelazioniVere

Sembra un titolo un po' drammatico, ma è molto vero.
Essere perennemente connessi ci porta a isolarci dalla vita reale.

 

ONline OFFvitasocile

Dopo essermi abituata al cellulare Punkt. ho sperimentato un cambiamento radicale nelle relazioni con i miei amici.

 

ONPunkt. OFFRelazioniFalse

La prima reazione all'isolamento da social network, all'accesso facile alla rete e alle risposte immediate è stata la sensazione di essere inutile.

 

OFFdisponibilità immediata ONinutilità

Ma poco dopo, la selezione naturale delle amicizie e la capacità di  bilanciare le loro aspettative, mi ha fatto rivalutare le persone che hanno davvero a cuore le mie opinioni e la mia capacità di aiutarle e che non sdegnano una sana telefonata.

Meno Online Più Qualità nei rapporti

Karin Fink con Punkt. design
Giorni Punkt.

 

PUNKT. DAYS.

 

#sensi

“I was brought to my senses... I walked out this morning
It was like a veil had been removed from before my eyes
For the first time I saw the work of heaven
In the line where the hills had been married to the sky
And all around me every blade of singing grass...”
Sting

Nel mio primo giorno con Punkt. ho ripreso i sensi. Non c'erano pixel da guardare, nessun suono di notifica... ho passato molto tempo in giro, e questa volta non ho fatto foto né registrato rumori. Ero, e basta.
E poi c'era l'odore.
I ricordi hanno un odore.
Per ora non ci sono odori sul mio smartphone. Devo ancora affidarmi al mio naso.
Un giorno registreremo gli odori come facciamo le foto?
Gli odori arriveranno negli smartphone? Conquisteranno l'ultimo senso non digitalizzato?

 

#voce

Cosa dovrei fare con il mio telefono Punkt.? Chiamare qualcuno? Oh no... Proprio non mi piace telefonare! Ho sempre paura di chiamare le persone nel momento sbagliato, quando l'ultima cosa che vogliono fare è parlarmi. Preferisco rimanere in silenzio per un po' e prendermi una pausa da tutto quello che è relativo al telefono.

Gli smartphone sono perfetti per gente a cui non piace chiamare... Sono andata a scuola con un ragazzo sordomuto. Non riesce a parlare ma può usare i messaggi. Questo è bellissimo: la tecnologia può rendere la vita davvero più facile a chi ha un handicap. Ma... be', c'è sempre un ma...

 

#spazivuoti

Stasera, quando sono tornata a casa e ho acceso il computer, avevo delle mail e G+ stava cercando di attirare la mia attenzione... Oh, Marcia, volevi la frase del giorno, ma già due giorni fa! Me ne sono completamente dimenticata, perché sono abituata ad avere le notifiche da G+ sull'app. In effetti è stata la prima volta che non mi sono sentita in colpa per non aver fatto qualcosa :) Per una volta avevo una scusa assolutamente inattaccabile (di solito non sono molto brava con le scuse) ed è così raro che ne approfitto :)

E poi c'è un'altra cosa: mi piacciono gli spazi vuoti e probabilmente tutti dovremmo averne di più nella nostra vita. Che bello non doversi preoccupare per tutto il fine settimana di inventare una didascalia spiritosa che possa rimanere impressa! Che bello non dover documentare la giornata con le foto migliori su instagram! Evviva gli spazi vuoti!

 

#fiducia

Oggi ero quattro persone contemporaneamente: mamma, infermiera, scienziata ambientale, studente. Sono sincera: ammetto che oggi ho usato lo smartphone. Ecco perché:
Dove trovo la scadenza dell'assicurazione e la data dei vaccini per mia figlia che è malata?
In una app
L'accesso remoto al computer del lavoro?
In una app
Come organizzo i gruppi di lavoro con gli studenti?
Parlando con un'app
Come faccio a bermi un caffè in pace?
Lascio che le ragazze giochino con un'app.

Sì, vero, verissimo: troppe app, troppa fiducia nelle app.
E sì, certo, avrei potuto iniziare la giornata con un caffè ed essere una persona alla volta.

 

#abilità

Click click click.
Schiacciare tre volte per scrivere una O.
Che sensazione retrò! Vedo che le mie dita hanno ancora la capacità di schiacciare in fretta i tasti dagli anni '90.  Con tre click torno ai tempi in cui i cellulari in Svizzera si chiamavano NATEL (Nationales Autotelefon).
Click click click.
E osservo una ragazzina vicino a me che digita usando entrambe le mani... Certo che l'evoluzione porta a sviluppare strane abilità! E forse anche dei disturbi muscoloscheletali...

E adesso?
Si torna alla normalità?
Cosa è la normalità in fondo?

Mi mancherà la leggerezza e la semplicità elegante dell'MP01.
Ma sarò felice di ritrovare certe app. 
Punkt.

Adele Giacoia per Punkt. design
Dipendente da cosa?

 

Dipendente da cosa?

Non usare internet, non avere più accesso a qualcosa che ormai dai per scontato.
Ma come abbiamo fatto prima a programmare un viaggio in un luogo sconosciuto, una giornata in una nuova città, la strada da percorrere, i luoghi più belli da visitare, i posti migliori dove mangiare?

Pubblichiamo in continuazione i nostri pensieri, le nostre fotografie, le nostre difficoltà, sperando nel più ampio consenso possibile, aspettando il “mi piace” di una persona in particolare, controllando spasmodicamente le notifiche sullo schermo. Uno schermo che, in effetti, non può proteggerci da noi stessi.

Quanto è difficile riuscire a trovare una linea di demarcazione tra le cose di cui si ha bisogno per essere attivi e le cose che hanno bisogno di noi per essere attivate?

Cercare di togliere quella rete di sicurezza non è facile, ma perdersi, parlare con gli sconosciuti, inquadrare un bel paesaggio o un bel momento con i nostri occhi e non con l’obiettivo di salvare tutto nella memoria del telefono può essere decisamente liberatorio.

Tanto, alla fine, siamo noi a decidere quanto vale 1MB, 1GB, 1 kcal, 1 gr, 1 kg, 1 l o 1 ♥.

Veronica Gizzi per Punkt. design
Io e il mio smartphone

 

Io e il mio Melafonino

 

La mia settimana di detox digitale: un'odissea con Punkt.

Una settimana senza il mio iPhone7 in favore del nuovo MP 01 di Punkt.

Mentre guardo il bellissimo packaging dell’MP 01, una domanda mi tormenta: Riuscirò a ri-abituarmi a un dumbphone?

Ho sempre vissuto a contatto con la tecnologia. Fin da quando ero piccola ogni dispositivo, ogni strumento tecnologico, ha trovato posto in casa mia con velocità avanguardistica. Ma la vita è fatta di sfide ed effettivamente lo smartphone ha fagocitato parte del mio tempo libero. È ora di scoprire anche quanto sono addicted.

Il primo sentimento che provo, dopo aver trascinato il dito sul comando per spegnere il mio melafonino è: BUIO. Sensazione di panico. Lo schermo tutto nero dell’MP01 mi fa quasi male agli occhi. MP01 è “semplicemente” un telefono cellulare, niente sistemi di messaggistica istantanea, internet e social network, e questo mi pone davanti a un grande problema: non ho mai amato le lunghe conversazioni telefoniche! Non è una paura tipo fobia sociale, niente tremarella, o ansia; però non sopporto il dolore all’orecchio quando lo tengo per troppo tempo premuto contro il ricevitore, il formicolio al polso, ma soprattutto detesto perdere tempo in convenevoli. Certo, non mi tiro indietro se devo dare una comunicazione importante e adoro sentire la voce delle persone a me più care, ma per brevi comunicazioni veloci ho sempre preferito usare gli sms.

Eppure con il passare dei giorni prendo confidenza con MP 01, e ho anche riacquistato velocità con la classica tastiera T9. La sera a letto, mentre aspetto di addormentarmi, mi dedico un po’ alla lettura. Così, in questa settimana ho finito il romanzo che avevo iniziato e ho riscoperto il piacere di passeggiare con la mia reflex in mano, esperienze che cercherò di non abbandonare nuovamente. Ciò che invece mi manca della presenza costante del mio iPhone durante la giornata è la possibilità di gestire più operazioni con un solo dispositivo: segnare un appuntamento sull’agenda, cercare un indirizzo sulla mappa, prenotare un biglietto aereo, acquistare online, leggere un eBook, scattare foto, prendere appunti e, ovviamente, telefonare.

Certo, questa settimana di digital detox è stata anche divertente, e ho avuto animate discussioni sull’argomento semplicemente tenendo in mano MP 01, ma io continuo a pensare, con Adorno, che il progresso è inevitabile anche se genera criticità. Sta al pensiero umano metterle in luce, evitare la regressione, e superarle trovando i correttivi.

Bye bye MP 01...   torno al futuro!

Giulia LoBue per Punkt. design
Sonno e connessione

 

Non sono dipendente, ma ho bisogno di stare connessa

 

Giorno 1

Non sono dipendente, ma ho bisogno di stare connessa

Inizio a utilizzare il mio telefono Punkt. Lo guardo come un alieno. Cosa devo fare? Con chi parlerò? Chi mi contatterà e chi posso contattare adesso che non ho Whatsapp, Facebook e niente che appartenga al mondo dei social? Trascorsa la mattinata in serenità, vado al lavoro e lì il mio capo mi guarda con aria strana, quasi offesa... Gli spiego che non ho un cellulare con cui possiamo comunicare su Whatsapp e lui rimane sotto shock. La vede quasi come una sfida ma la accetta. Esco dal lavoro e vado a prendere l'aperitivo con i miei amici, al solito posto. Ma, anche lì, tutti mi guardano straniti: “Giulia, ma che fine hai fatto? È da stamattina che ti scriviamo su Whatsapp e tu non rispondi!” Spiego che sto utilizzando l'MP 01, mi guardano attoniti, non capiscono. Chissà come andrà nei prossimi giorni.

 

Giorno 2

Dettagli

Eccomi al secondo giorno. Una giornata normalissima, senza particolari sorprese, anche abbastanza “silenziosa”, ma va benissimo isolarsi per un poco. All'uscita dal lavoro scappo, più velocemente degli altri giorni, al solito posto, con i soliti amici. Sono particolarmente felice di vederli e li riempio di domande, smaniosa di sapere come hanno trascorso la giornata, informandoli in modo quasi maniacale di ogni singolo dettaglio. Loro mi prendono in giro, scherzano sul fatto che ho deciso di utilizzare questo cellulare. Ad ogni modo, la serata procede bene e poi torno a casa.

 

Giorno 3

Il viaggio

L'esperienza sta per volgere al termine. Arrivata al lavoro però me ne rendo davvero conto. “Oggi è l'ultimo giorno Giulia...Da domani sarai sempre reperibile!” mi dice il capo. Anche i miei amici me lo ricordano: “Da domani rientri nel mondo dei normali e la smetti di fare la radical chic!” mi dicono. Ma che radical chic, penso io... Sono stata in viaggio per poco, un viaggio su una barca a vela, lì dove non prende il cellulare, ad ascoltare il suono del mare e a godere del calore del sole. Ora si torna a casa e con maggiore consapevolezza, quella che si acquisisce durante i viaggi che ti rimangono impressi nella mente.

Bianca Mancuso per Punkt. design
Viaggio italiano

 

Viaggio nelle sensazioni autentiche

Internet ha rivoluzionato le nostre vite, non c'è dubbio, un cambiamento diventato ancora più evidente con gli smartphone.

Da anni questi device ci danno la possibilità di non perderci grazie a Google map, di contattare un numero infinito di persone contemporaneamente con WhatsApp, di condividere foto ed esperienze su Facebook, Instagram ecc. Con il cellulare MP01 di Punkt. ho scoperto quello che internet mi ha tolto.

 

#ascolto

Ho riscoperto i suoni della mia città camminando per le strade senza cuffie, il piacere di salutare i passanti, di ascoltare il mio respiro durante la corsa mattutina, il suono delle campane di mezzogiorno del campanile più antico, il rumore del vento.

 

#conversazioni

Il numero delle telefonate è decisamente aumentato visto che è molto più semplice chiamare che scrivere senza il touchscreen. Mi sono sentita infinitamente più partecipe e vicina al mio interlocutore perché potevo sentire la sua voce e percepire se fosse arrabbiato, ansioso oppure indaffarato.

Non avere la possibilità di distrarmi con il telefono durante i tempi morti della giornata mi fa considerare delle alternative, come la lettura (che solitamente rimando alla sera) e le chiamate ad amiche che non sento da molto tempo. Riscopro il piacere di chiacchierare al telefono e mi rendo conto di aver perso dei pezzi importanti delle loro vite. Una ha trovato lavoro da poco e me lo aveva scritto in un messaggio che si era smarrito tra gli altri.

 

#assenzadidistrazioni

L'assenza di WhatsApp e di suoni che riportano la mia attenzione su notifiche o messaggi mi permette di concentrarmi su quello che sto facendo e rimandare gli svaghi solo al termine del lavoro. La mia concentrazione è aumentata enormemente e anche la soddisfazione. Ho finito in un solo giorno un lavoro di traduzione per una galleria d'arte che solitamente mi costringe sulla sedia almeno due giorni.

Giovanni Siino per Punkt. design
Dipendenze

 

Dipendenza sotto controllo

Inizio ad utilizzare il cellulare MP 01 di domenica, il giorno più tranquillo della settimana.
All'inizio ho qualche dubbio e istintivamente sblocco il dispositivo varie volte per controllare le notifiche: solo un sms di un’amica, zero notifiche dai social.
Accetto la sfida e mi rendo conto di aver dedicato tanto tempo a me stesso.

L’utilizzo del cellulare mi fa riflettere sulla mia dipendenza: ho dimenticato il compleanno di una cugina perché non ho ricevuto nessuna notifica da Facebook e ho trascorso diverse ore al telefono con un amico invece di condividere con lui la classica nota vocale di pochi secondi su WhatsApp.

Siccome sento la mancanza di Spotify e della musica nelle cuffie quando sono palestra, mi guardo intorno e scambio qualche parola con gli altri ragazzi, cosa che non accade quando mi estraneo. La serata trascorsa con gli amici non prevede “stories” o condivisione di foto sui social, ma una sana e piacevole conversazione senza distrazioni.

Per forze di causa maggiore, dopo quattro giorni, ritorno ad utilizzare il mio smartphone.
Da social addict, mi ritengo molto soddisfatto. Arrivano tantissime notifiche appena riaccendo del mio cellulare e mi sento subito in prigione. Sono un carcerato consapevole.

  1. Accetto la sfida e mi rendo conto di aver dedicato tanto tempo a me stesso.
  2. Ho trascorso diverse ore al telefono con un amico invece di condividere con lui la classica nota vocale di pochi secondi su WhatsApp.
  3. Da social addict mi ritengo molto soddisfatto.
  4. Sono un carcerato consapevole.
Sergio Vernagallo per Punkt. design
Tattilità con il Punkt. MP01

 

Avere tatto

Il mio esperimento con il telefono MP 01 di Punkt. è durato quattro giorni.

 

#senses #sight #tactile

Il primo giorno ho fatto tutto in maniera istintiva, senza trasferire numeri o pensare troppo alle conseguenze. È stato come essere catapultato indietro di qualche anno, non ero più abituato agli automatismi del t9, alle dimensioni ridotte e alla leggerezza del telefonino, a un display finalmente ridotto, essenziale, sobrio, senza colori che ti attirano e ti distraggono. Mi sono riabituato alla sensazione di sentire con le dita il click del tasto: il feedback è immediato e agisce sul tatto, dando una sensazione piacevole.

 

#apps #smart

Non sono un nostalgico, ho sempre avuto interesse e curiosità per l’innovazione tecnologica, forse per il suo aspetto ludico, o forse perché faccio parte di quella generazione che ha vissuto i vari passaggi dall’era dei floppy disk a quella degli smartphone come l'avverarsi di quella magia che da bambino si vedeva nei film: dialogare con un dispositivo come in Knight Rider (l'intelligenza artificiale non è ancora perfetta, ma ci si arriverà), oppure avere informazioni su tutto, in qualsiasi momento, vedere e parlare con le persone tramite uno smartwatch, come James Bond.
Non c'è dubbio che la tecnologia, lo smartphone in particolare, abbia dato all'uomo la capacità di avere sempre a disposizione una quantità e una varietà di strumenti impressionante.

 

#solitude #smartvshuman

Però mi chiedo tre cose sulla strada che stiamo percorrendo e su quali potrebbero essere gli scenari futuri:

  1. Se il poter fare quasi qualsiasi cosa da soli con il nostro dispositivo aumenti l’individualismo in quelle generazioni che vivono la connessione come un ordine naturale delle cose. In proposito è molto interessante il documentario La teoria svedese dell'amore, in il regista, Erik Gandini, esamina proprio il fatto che nel mondo le società più tecnologicamente avanzate stanno raggiungendo un livello di individualismo preoccupante, mentre nei paesi meno sviluppati dal punto di vista tecnologico le comunità si basano ancora su legami forti, reali.
  2. Se comunicare e interagire così spesso con i nostri device non impoverisca le nostre capacità di vivere nella vita offline, rendendoci tutto comodo e facile, ma lasciandoci più deboli e incapaci di resistere agli urti e alle difficoltà nelle relazioni analogiche/fisiche.
  3. Se il fatto di avere tutto e subito attraverso strumenti standard renda le esperienze più uniformate e faccia perdere il valore di ciò che facciamo perché non dobbiamo più faticare e padroneggiare gli aspetti tecnici di una disciplina per raggiungere un obiettivo.

 

#distraction #smartvshuman #time

Tornando alla mia esperienza, devo dire che non ho sentito particolarmente la mancanza dei social network, anzi mi è piaciuto, è stato un alibi per non essere sempre a disposizione per tutti. Sono riuscito a concentrarmi di più sul lavoro senza distrazioni, ma soprattutto a staccare veramente  quando era giusto farlo, senza essere reperibile a qualsiasi orario o a ottimizzare i tempi morti con app  che possono essere utili. Mi è mancata invece molto la possibilità di ascoltare musica mentre andavo a correre.

 

#senses #tactile #smartvshuman

In effetti io uso spesso le app di utilità, ma mi sono reso conto che fare tutto attraverso uno schermo annulla l’utilizzo degli altri sensi, elimina le gestualità e riduce tutto a un feedback esclusivamente visivo. Un esempio è Evernote, app che utilizzo spesso per raccogliere immagini, link, riflessioni, cose che possono essere utili ma soprattutto cose che non pubblico, solo mie (in genere penso molto, troppo, è come uno sfogo). La soluzione è stata prendere un piccolo quaderno: anche se più ingombrante, ho riscoperto la sensazione rilassante e appagante di posare i pensieri (con penna, acquerello e gesti solo miei) su un foglio di carta che posso toccare. La tecnologia è molto utile e fa parte delle nostre vite reali, ma mi piacerebbe poter interagire con il mondo attraverso tutti i sensi. Siamo umani. Abbiamo tatto.

Bin Zhao per Punkt. design
Vita più sana con Punkt.

 

In Cina con Punkt.: più smart e più veloce non vuole sempre dire meglio

Ho scritto queste sette pagine di diario per documentare la sfida Punkt. Digital Detox durante un viaggio a Pechino e Tianjin, le mie città natali. In quei sette giorni senza smartphone, ho descritto la mia esperienza delle attività quotidiane più normali - fare shopping, viaggiare sugli autobus, sui treni, con il car e bike sharing, pagare, accedere alle notizie, conversare a casa e ordinare cibo da asporto.

Come ogni altra parte del mondo, anche la Cina sta diventando sempre più mobile, digitale, tecnologica, forse persino a una velocità maggiore di altri paesi per via della crescita demografica e del desiderio di diventare più ricchi e avere una vita migliore. Ma la tecnologia ha i suoi effetti collaterali. Le persone possono fare tante cose meglio e più velocemente rispetto al passato, ma non hanno più tempo per parlare. Le nostre giornate sono occupate dal lavoro e non ci rimane il tempo per godere la vita attraverso i nostri cinque sensi. Lottiamo per avere una vita migliore, ma otteniamo il risultato opposto quando non siamo equilibrati: la nostra mente è concentrata sul lavoro e siamo meno attenti a percepire il presente con i sensi.

 

Mercoledì 03 Maggio 2017 
Pechino, Cina

Esperienze con il Punkt. phone

#userexperience

Mia madre ha usato il Punkt. phone mentre faceva le pulizie di casa.
Le ho chiesto 'Come ti sembra?'.
'Non male.' Mi ha detto con un sorriso.

 

Giovedì 04 Maggio 2017
Pechino, Cina

Online shopping contro shopping reale (necessità vs piacere)

#senses #fivesenses

Lo shopping online sta diventando sempre più popolare a Pechino: la gente compra di tutto, i vestiti, gli articoli per la casa, il cibo fresco, in partica tutti i prodotti che si possono acquistare in un negozio fisico. Le ragioni principali di questa tendenza sono il costo relativamente basso, la qualità, uguale o persino superiore, e il risparmio di tempo. Per esempio, tra tanti marchi, Jingdong è uno dei più grandi negozi cinesi online. I prodotti vengono consegnati nel giro di poche ore.

Acquistare prodotti on line è molto diverso dal fare compere in un mercato locale. Nel negozio fisico l’odore intenso delle verdure e della frutta mi fa sempre venire voglia di fermarmi più a lungo. Ascolto i venditori che promuovono i loro prodotti con canti e urla. Riesco a sentire l’energia della folla, e i miei cinque sensi sono coinvolti in questa esperienza. È divertente e ogni volta mi sento rinvigorita.

La famiglia di mio fratello vive lo shopping in maniera diversa. Sono tutti molto occupati con il lavoro e fare acquisti in un negozio o in un mercato spesso è un peso. Lo smartphone con le sue app rende lo shopping online più semplice e conveniente rispetto a un tempo e quindi ora vanno al mercato molto raramente.

Per la famiglia di mio fratello lo smartphone è una necessità, per me è una scelta. Per questo uso ancora (e siamo rimasti in pochi) un Nokia con una vecchia tastiera, molto simile a quella del telefono Punkt.

 

Venerdì 05 Maggio 2017
Pechino, Cina

Viaggiare sui bus con cartine e wifi è meglio se hai uno smartphone

#maps #apps #smart

Pechino ha una popolazione di 22 milioni di persone, ha 900 linee di autobus e 17 di metropolitana. Se vuoi viaggiare con i trasporti pubblici da A a B, devi controllare il percorso online prima di partire. Se cambi idea in corso verso un punto C, è meglio avere uno smartphone che ricalcoli la strada per te. Come potrete immaginare, nemmeno la gente del posto sarebbe in grado di ricordare la mappa dell’intera rete dei trasporti.

Ho sperimentato un cambio di percorso lungo la strada verso casa, dopo essere andata dal medico. Mi sono ricordata che avevo bisogno di ritirare delle stampe in copisteria. Ho chiesto indicazioni alla gente in strada, ma ovviamente nessuno aveva idea di quale fosse il percorso migliore. Ho preso un bus che andava su per giù nella direzione della copisteria ho usato il mio iPad per ricalcolare il percorso grazie all’accesso libero al WIFI.

 

Sabato 06 Maggio 2017
Pechino - Tianjin, China

Comprare un biglietto per un treno ad alta velocità con uno smartphone ti fa risparmiare mezz’ora

#time #speed #smart

Per andare a trovare mio fratello a Tianjin, dovevo prendere il treno Intercity ad alta velocità da Pechino. Tianjin è a 135 km a sud est di Pechino e la tratta dura 30 minuti. Il treno parte ogni 15-30 minuti.

Per evitare la coda allo sportello, inizialmente ho provato tre macchinette, ma nessuna accettava denaro. Allora sono andata in biglietteria. Di dieci sportelli 2 vendono soltanto biglietti elettronici, 1 ricarica le carte, 3 cambiano i biglietti, 1 è per servizi speciali… e soltanto due, con una lunghissima coda, vendono biglietti che si possano acquistare con i contanti. Quando finalmente avevo in mano il biglietto, ho guardato l’orologio. Mi ci è voluta più di mezz’ora.

Quando sono arrivato mio fratello mi ha detto: ‘La prossima volta chiamami. Te lo prenoto on line. In un minuto vai a ritirarlo alle macchinette.’

 

e-bikes e car sharing sono accessibili sono con le app

#apps #smart

During my travels in Beijing and Tianjin I noticed that there were numerous bikes with the same design and bright colours. These are shared bikes, which are getting more and more popular in Beijing and Tianjin. In a few days I calculated that shared bikes make up for more or less 70 % of the bikes being used on the streets. To use bike-sharing services, you need a smartphone with an app. There are several companies that offer this service. The most popular is OFO, with yellow bikes.

Durante il viaggio a Pechino e Tianjin ho notato che ci sono molte biciclette dai colori accesi con lo stesso design. Il bike sharing sta diventando sempre più popolare sia a Pechino sia Tianjin. Ho calcolato che il bike sharing rappresenta copre circa il 70% delle biciclette usate sulla strada. Per usufruire del servizio devi avere uno smartphone con relativa app. Ci sono molte compagnie che offrono questo servizio, la più conosciuta è OFO, che ha le biciclette gialle.

Impatto su di me:

Siccome non avevo bisogno di una bicicletta, personalmente il fatto di non avere uno smartphone per noleggiarla non mi ha disturbato. Se fossi stato un ciclista abituale che vive in città sarebbe stato molto diverso: il bike sharing fornisce un mezzo comodo per coprire piccole distanze, come ad esempio quella tra casa e la fermata della metro più vicina.
Il car sharing ha cominciato a diffondersi due o tre anni fa tra Pechino e Tianjin, come in tante altre città del mondo. Didi domina il mercato del car sharing cinese. Il servizio Didi include la condivisione di auto personali, basta chiamare il taxi o il servizio auto più vicino. Molti dei miei amici trovano passaggi gratis grazie a questa app. Senza uno smartphone devo solo aspettare un po’ di più per trovare un taxi disponibile sulla strada. A seconda della zona in cui mi trovo e dell'ora del giorno, ci posso impiegare tra i 5 e i 15 minuti, mentre ovviamente nelle ore di punta ci vuole più tempo.

 

Domenica 07 Maggio 2017
Tianjin, Cina

Smart pay con QR code e sconti

#smart #apps #QRcode

Durante questo recente viaggio in Cina ho notato che quasi ovunque c’è un QR code per pagare con lo smartphone.

Le due piattaforme più conosciute sono WeChat e Alipay.

WeChat è la APP di comunicazione usata da più di 600 milioni di persone in Cina. Alipay è uno strumento per i pagamenti online legato alla piattaforma di shopping online Altre piattaforme comunemente usate sono QQ, Naidu e Jingdong.

Pagare via telefono è facile, semplice, immediato e sicuro. Alcuni negozi forniscono agli utenti di WeChat promozioni settimanali o mensili, naturalmente solo per chi ha uno smartphone. Mia madre ha 77 anni e mio fratello le ha appena regalato uno smartphone. Ora anche lei può ricevere le offerte d’acquisto per gli utenti WeChat.

 

Lunedì 08 aggio 2017
Tianjin, Cina

Le persone non leggono più i giornali e fanno meno conversazione

#voice #conversation

Nel 2013, in una puntata del Laoliang Observation (un famoso talk show cinese) si è discusso dell’impatto sociale degli smartphone Without Smartphone, can we survive?'. Sebbene sia in origine un programma per la TV, molti lo guardano sullo smartphone.

Lo smartphone sembra sostituire ogni aspetto del nostro vecchio mondo. Negli ultimi anni sono scomparse quasi tutte le edicole a Pechino e a Tianjin. La famiglia di mio fratello e i miei genitori non leggono più giornali cartacei, che arrivavano abitualmente a casa, ma guardano le notizie sui loro dispositivi. Mio nipote si sveglia e va a letto con il suo smartphone. In casa ogni membro della famiglia guarda il suo piccolo schermo e le conversazioni sono rare. Come disse Laoliang nel suo talk show 'La distanza più grande sta tra me che sono seduto vicino a te e tu che leggi qualcosa sul tuo telefono’.

 

Martedì 09 Maggio 2017
Tianjin, Cina

Speedy food delivery in Cina

#Time #Speed #Balance #apps

Fuori dal palazzo dove vive mia madre ho visto un fattorino con il marchio Baidu Delivery sulla sua bicicletta (immagine sulla destra). Dato che non l’avevo mai visto prima, volevo chiedergli qualche informazione. Non mi ha nemmeno notato e se n’è andato via veloce come un fulmine.

Quando l’ho raccontato a mio fratello, mi ha spiegato che i fattorini di Baidu devono consegnare il cibo circa 30-35 minuti dopo che il cliente ha inoltrato l’ordine con il suo smartphone. Se la consegna avviene in ritardo ricevono un punteggio di efficienza molto basso.

Poi abbiamo parlato della velocità di consegna del cibo e di come abbia delle conseguenze non solo sulla salute dei clienti, ma anche su quella dei fattorini e del personale dei ristoranti. La discussione non è arrivata a una conclusione, ma a un dato di fatto: ‘Quando c’è un bisogno, s’inventa un servizio per soddisfarlo. Nelle grandi città come Pechino e Tianjin, ci sono molte persone che lavorano che vogliono mangiare cibo di qualità in tempi brevi. Le consegne dei ristoranti vanno incontro a questa necessità.”

Here is an article about the top food delivery apps in China. 6 Delivery Apps to Keep you Full in China